Nel nostro paese si registra un aumento delle nuove diagnosi di celiachia. Il trend in crescita è indicato nella Relazione annuale sulla celiachia del Ministero della Salute, presentata al Parlamento lo scorso 4 marzo del 2021. Il rapporto è stato realizzato in collaborazione tra istituzioni sanitarie, associazioni di categoria ed imprese. La celiachia si conferma una malattia a prevalenza femminile (70% delle diagnosi) e con un più alto numero di casi noti nella fascia d’età giovanile e adulta. In numeri assoluti nel 2019 i celiaci diagnosticati hanno raggiunto il numero di 225.418 (158.107 femmine e 67.311 maschi).
I dati del triennio 2017-19 mostrano un trend in crescita della malattia nel nostro paese, con un incremento di più di 11mila nuovi casi nel 2019 rispetto ai 7600 nuovi casi del 2018, la media annuale di nuove diagnosi di celiachia è di circa 9000 casi. Questi numeri si leggono in un articolo dell’aprile 2021, pubblicato sul sito medicoepaziente.it. La distribuzione per età mostra che la maggioranza delle nuove diagnosi è nella fascia tra 18 e 59 anni (149.439 casi) seguita le persone con ≥60 anni (23.148 casi). Per quanto riguarda la distribuzione regionale il maggior numero di celiaci rispetto alla popolazione si registra nella Provincia Autonoma di Trento (0,47%), seguita, con percentuali analoghe, da Valle D’Aosta e Toscana (0,46%). In numeri assoluti la Regione con più celiaci è la Lombardia (40.317) seguita da Campania (22.320) e Lazio (22.157).
Nell’articolo si legge ancora che “la spesa pubblica per il sostegno all’acquisto di alimenti senza glutine, nonostante la crescita della popolazione di celiaci riconosciuti mostra invece un calo nel 2019, grazie a misure di razionalizzazione. Nel 2019 secondo la Relazione sono stati spesi 221.335.652 euro, con un contributo medio pro-capite di circa 1.000 euro. La spesa si è ridotta di 32 mln rispetto al 2018, per l’effetto dell’introduzione di tetti di spesa, che tuttavia, come viene segnalato nella Relazione: “non ha comportato alcuna limitazione assistenziale o penalizzazioni nei confronti del celiaco che ha mantenuto lo stesso potere di acquisto del passato.” Dal 2017 la celiachia e la dermatite erpetiforme rientrano tra le malattie croniche invalidanti contemplate nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza). Per queste patologie è previsto il regime di esenzione per le prestazioni sanitarie successive alla diagnosi ed un supporto economico all’acquisto degli alimenti senza glutine di base (es. pane, pasta, biscotti, pizza, cereali e altro).
Per supportare il celiaco nell’acquisto dei prodotti senza glutine specificamente formulati, il SSN garantisce un contributo economico mensile, diverso a seconda dell’età e del sesso del soggetto, perché tiene conto dei corrispondenti fabbisogni energetici. Nella relazione si ricorda che dopo la diagnosi un soggetto celiaco deve seguire per tutta la vita una dieta senza glutine varia ed equilibrata con un apporto energetico giornaliero da carboidrati almeno del 55%. Tale apporto deve provenire per il 20 % da alimenti naturalmente senza glutine (es. alimenti a base di riso, mais, patate, ecc.) e per il restante 35% da alimenti senza glutine specificamente formulati”.
Per saperne di più:
https://medicoepaziente.it/2021/celiachia-in-italia-nuove-diagnosi-in-aumento/
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